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MILANO, SCHIELE ED IO

 

 

Klimt  "L'arrivo del temporale"

 

Primo pomeriggio, a Milano c’è il sole. Sono rilassata quando arrivo, e non so perché ho in testa “You’ve ruined me” di Nora Jones, che è tutt’altra atmosfera rispetto al tormento pittorico che trapela nella penombra da allestimento.

Quando vedo il mio primo grande amore non so come io mi regga in piedi, o sono sospesa davanti a “L’arrivo del temporale” di Klimt… e il pioppo è una massa variegata che sale in verticale, e mi spinge in alto con lui, risucchiata da un cielo di imminente diluvio, un cielo ampio che riempie tutta la tela, dove le nubi corpose si muovono lente, gravide di pioggia.

 

E questa forza che spinge lo sguardo ad allungarsi verso l’alto è dovunque…....

 

Schiele…....

La composizione dei suoi lavori non è mai rispettosa di una giusta prospettiva tecnica, non esiste in realtà quella visuale, quel punto di vista, sono linee prospettiche mentali, visioni personali, per abbracciare con lo sguardo tutto il possibile che la tela possa contenere. Ed è una distorsione anche delle sensazioni, non può non essere tormento…....

Come in quei paesaggi urbani fatti di case ammassate e colorate come pezzi di giochi da bambino, da comporre con l’immaginazione.....

O nei disegni, dove i nudi corpi assumono pose spesso irreali, e sono nudità senza pelle, ma solo il suo contorno, una linea anoressica che si assottiglia, in verticale, ancora. E non sembra desiderio, ma il decadimento di questo.

E c’è un ramo sottile e disperato che si contorce su di uno sfondo morente e teatrale, e mi chiedo e mi chiede cosa? acqua, sole, libertà… poesia…....

 

E cosa è accaduto non lo so, fuori adesso non c’è più sole ma un mio personale grigio milanese, forse mi si è appiccicato addosso anche quel tormento lì, pittorico e non solo. Il sapore della panna cotta nella mia bocca appaga il desiderio, ma non posso non chiedermi “dove sei”…

 

 

 

Schiele  "paesaggio"