Verso
l'Appennino risaliamo le curve per
ritornare alla Bismantova, la mia bella
nave arenata…
Risalgo
lenta per conservarmi, sola con i miei
pensieri, alzo lo sguardo alla pietra che
sale con me ma non riesco a sostenere la
verticale perfetta ed ho l'impressione di
cadere all'indietro.
Cammino e gli alberi sono una volta di
fronde bagnate mosse dal vento. Mi
arrampico e ho la terra tra le dita, ma è
giusto che sia anche faticoso se voglio
guadagnarmi un qualche premio.
Quando
arrivo in cima sul pianoro verde, l'aria è
carica di umidità e la sento tutta, l'erba
è alta e sono zuppa fino alla caviglia…
sono sola, l'unica che è arrivata fin
lassù con quel tempaccio, e parlo da sola,
e sussurro versi di canzoni,
e pezzi di lettere che fanno male…
Sul
bordo roccioso della pietra senti che il
mondo è finito proprio li, la vertigine
della parete rocciosa che scende è una
calamita verso il basso, impossibile
guardare troppo oltre. Alzo lo sguardo e
la foschia rimanda appena al contorno
reale delle cose, è tutto rarefatto come
in un sogno, e barcollo sospinta dal
vento… l'orizzonte non esiste e nemmeno
questa non vita, sussurro al vento e a me
stessa le parole di una canzone, e cade
giù dai miei occhi, solitaria, una lacrima
che mi solca la guancia e precipita verso
un fondo inesistente.
E
piove…
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